
A BOLOGNA OGNI PIATTO È RACCONTO
ma il tortellino è leggenda
20 ott 2025

A BOLOGNA OGNI PIATTO È RACCONTO
ma il tortellino è leggenda
20 ott 2025

A BOLOGNA OGNI PIATTO È RACCONTO
ma il tortellino è leggenda
20 ott 2025
Nel 1965 nacque la Dotta Confraternita del Tortellino, un’associazione che riunisce studiosi, gastronomi e sfogline per celebrare e difendere il simbolo più intimo della cucina emiliana. “Dotta”, come la città stessa, la confraternita non si limita a degustare: studia, tramanda, e soprattutto custodisce la ricetta autentica, quella che nel 1974 venne depositata ufficialmente alla Camera di Commercio di Bologna.
Secondo la leggenda, il tortellino nacque in una locanda come omaggio a Venere: il locandiere, invaghitosi, la spiò dalla serratura e, rapito dalla perfezione dell'ombelico della dea, ne plasmò una piccola replica con la sfoglia all’uovo. Da quel gesto indecoroso e devoto insieme, il tortellino diventò icona di sensualità domestica: un segno d’intimità condivisa, di festa attorno alla tavola, dove il desiderio si fa forma, e la forma, memoria.
La Dotta Confraternita non difende soltanto un formato: difende una visione del tempo. Quella in cui la sfoglia si stende lenta, l’impasto si ascolta, e la tavola diventa un luogo di riconciliazione tra generazioni. Il suo statuto promuove infatti la lentezza, la convivialità, e il piacere dello stare insieme, valori che rischiano di svanire nella frenesia contemporanea.
Ogni anno, insieme ai “rivali” di Modena, la confraternita rinnova la Disfida del Tortellino: una sfida dal sapore ancestrale, dove il campanilismo diventa lirismo gastronomico. Ma più che un duello, è un abbraccio tra due capitali del gusto: Bologna con il suo brodo sontuoso, Modena con il suo tocco più sapido e rustico.
Dietro ogni tortellino si cela un microcosmo di precisione, memoria e orgoglio. La Confraternita lo sa: difendere il tortellino significa difendere un linguaggio della cura, un gesto antico che racchiude — in un solo anello di pasta — la dolcezza dell’attesa e la scienza dell’amore.
Nel 1965 nacque la Dotta Confraternita del Tortellino, un’associazione che riunisce studiosi, gastronomi e sfogline per celebrare e difendere il simbolo più intimo della cucina emiliana. “Dotta”, come la città stessa, la confraternita non si limita a degustare: studia, tramanda, e soprattutto custodisce la ricetta autentica, quella che nel 1974 venne depositata ufficialmente alla Camera di Commercio di Bologna.
Secondo la leggenda, il tortellino nacque in una locanda come omaggio a Venere: il locandiere, invaghitosi, la spiò dalla serratura e, rapito dalla perfezione dell'ombelico della dea, ne plasmò una piccola replica con la sfoglia all’uovo. Da quel gesto indecoroso e devoto insieme, il tortellino diventò icona di sensualità domestica: un segno d’intimità condivisa, di festa attorno alla tavola, dove il desiderio si fa forma, e la forma, memoria.
La Dotta Confraternita non difende soltanto un formato: difende una visione del tempo. Quella in cui la sfoglia si stende lenta, l’impasto si ascolta, e la tavola diventa un luogo di riconciliazione tra generazioni. Il suo statuto promuove infatti la lentezza, la convivialità, e il piacere dello stare insieme, valori che rischiano di svanire nella frenesia contemporanea.
Ogni anno, insieme ai “rivali” di Modena, la confraternita rinnova la Disfida del Tortellino: una sfida dal sapore ancestrale, dove il campanilismo diventa lirismo gastronomico. Ma più che un duello, è un abbraccio tra due capitali del gusto: Bologna con il suo brodo sontuoso, Modena con il suo tocco più sapido e rustico.
Dietro ogni tortellino si cela un microcosmo di precisione, memoria e orgoglio. La Confraternita lo sa: difendere il tortellino significa difendere un linguaggio della cura, un gesto antico che racchiude — in un solo anello di pasta — la dolcezza dell’attesa e la scienza dell’amore.
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Nel 1965 nacque la Dotta Confraternita del Tortellino, un’associazione che riunisce studiosi, gastronomi e sfogline per celebrare e difendere il simbolo più intimo della cucina emiliana. “Dotta”, come la città stessa, la confraternita non si limita a degustare: studia, tramanda, e soprattutto custodisce la ricetta autentica, quella che nel 1974 venne depositata ufficialmente alla Camera di Commercio di Bologna.
Secondo la leggenda, il tortellino nacque in una locanda come omaggio a Venere: il locandiere, invaghitosi, la spiò dalla serratura e, rapito dalla perfezione dell'ombelico della dea, ne plasmò una piccola replica con la sfoglia all’uovo. Da quel gesto indecoroso e devoto insieme, il tortellino diventò icona di sensualità domestica: un segno d’intimità condivisa, di festa attorno alla tavola, dove il desiderio si fa forma, e la forma, memoria.
La Dotta Confraternita non difende soltanto un formato: difende una visione del tempo. Quella in cui la sfoglia si stende lenta, l’impasto si ascolta, e la tavola diventa un luogo di riconciliazione tra generazioni. Il suo statuto promuove infatti la lentezza, la convivialità, e il piacere dello stare insieme, valori che rischiano di svanire nella frenesia contemporanea.
Ogni anno, insieme ai “rivali” di Modena, la confraternita rinnova la Disfida del Tortellino: una sfida dal sapore ancestrale, dove il campanilismo diventa lirismo gastronomico. Ma più che un duello, è un abbraccio tra due capitali del gusto: Bologna con il suo brodo sontuoso, Modena con il suo tocco più sapido e rustico.
Dietro ogni tortellino si cela un microcosmo di precisione, memoria e orgoglio. La Confraternita lo sa: difendere il tortellino significa difendere un linguaggio della cura, un gesto antico che racchiude — in un solo anello di pasta — la dolcezza dell’attesa e la scienza dell’amore.



