
LA CARBONARA SECONDO BARBARA AGOSTI
ab ovo
23 giu 2025

LA CARBONARA SECONDO BARBARA AGOSTI
ab ovo
23 giu 2025

LA CARBONARA SECONDO BARBARA AGOSTI
ab ovo
23 giu 2025
Nel proscenio gastronomico romano, dove la carbonara è un dogma quasi inscalfibile, l'apparizione di una chef piemontese che ne fa il proprio manifesto suona come un'eresia calcolata. Eppure, Barbara Agosti, dal suo "tempio" trasteverino, Eggs, ha compiuto un'impresa rara: ha conquistato i puristi padroneggiando il canone per poi decostruirlo con intelligenza grande e rispetto.
La sua Carbonara Classica, insignita dal Gambero Rosso, è una partitura eseguita con precisione chirurgica. La scelta degli ingredienti è una dichiarazione d'intenti: guanciale di Campofelice, pepe selvatico del Madagascar e, soprattutto, una miscela di Pecorino Romano e Grana Padano. Quest'ultima non è una concessione, ma una scelta stilistica che smorza l'impeto sapido del formaggio ovino, ricercando un'armonia gustativa più complessa e gentile. Il risultato è uno "zabaione salato" dalla cremosità impeccabile, servito in un vaso di vetro che ne preserva la temperatura e la consistenza.
Ma è nella "Carta delle Carbonare" che si manifesta la sua visione più coraggiosa, un concetto unico in Italia. Qui, il piatto-icona diventa tela per una creatività ludica e intellettuale. Si spazia dallo "Strapazzo", geniale ibrido tra alta cucina e cibo da passeggio portato alla ribalta da Masterchef, alle audaci versioni cromatiche come la "Rosso Fuoco" con 'nduja e stracciatella o l'autunnale "Arancione" con la zucca. L'approccio filologico della "Carbonara '54", che ripropone la prima ricetta storica con pancetta e groviera, e l'inclusività de "La Carbonara che non c'è" , una brillante versione vegana, dimostrano una profondità che va oltre il semplice esercizio di stile.
L'opera di Barbara Agosti non è una rottura, ma un'evoluzione. Ha dimostrato che la tradizione non è una teca immobile, ma un trampolino di lancio. Entrata "in punta di piedi" nel Pantheon romano, ne ha ampliato i confini, scrivendo un capitolo nuovo, audace e indiscutibilmente personale nella storia di un'icona del gusto italiano.
Nel proscenio gastronomico romano, dove la carbonara è un dogma quasi inscalfibile, l'apparizione di una chef piemontese che ne fa il proprio manifesto suona come un'eresia calcolata. Eppure, Barbara Agosti, dal suo "tempio" trasteverino, Eggs, ha compiuto un'impresa rara: ha conquistato i puristi padroneggiando il canone per poi decostruirlo con intelligenza grande e rispetto.
La sua Carbonara Classica, insignita dal Gambero Rosso, è una partitura eseguita con precisione chirurgica. La scelta degli ingredienti è una dichiarazione d'intenti: guanciale di Campofelice, pepe selvatico del Madagascar e, soprattutto, una miscela di Pecorino Romano e Grana Padano. Quest'ultima non è una concessione, ma una scelta stilistica che smorza l'impeto sapido del formaggio ovino, ricercando un'armonia gustativa più complessa e gentile. Il risultato è uno "zabaione salato" dalla cremosità impeccabile, servito in un vaso di vetro che ne preserva la temperatura e la consistenza.
Ma è nella "Carta delle Carbonare" che si manifesta la sua visione più coraggiosa, un concetto unico in Italia. Qui, il piatto-icona diventa tela per una creatività ludica e intellettuale. Si spazia dallo "Strapazzo", geniale ibrido tra alta cucina e cibo da passeggio portato alla ribalta da Masterchef, alle audaci versioni cromatiche come la "Rosso Fuoco" con 'nduja e stracciatella o l'autunnale "Arancione" con la zucca. L'approccio filologico della "Carbonara '54", che ripropone la prima ricetta storica con pancetta e groviera, e l'inclusività de "La Carbonara che non c'è" , una brillante versione vegana, dimostrano una profondità che va oltre il semplice esercizio di stile.
L'opera di Barbara Agosti non è una rottura, ma un'evoluzione. Ha dimostrato che la tradizione non è una teca immobile, ma un trampolino di lancio. Entrata "in punta di piedi" nel Pantheon romano, ne ha ampliato i confini, scrivendo un capitolo nuovo, audace e indiscutibilmente personale nella storia di un'icona del gusto italiano.
Nel proscenio gastronomico romano, dove la carbonara è un dogma quasi inscalfibile, l'apparizione di una chef piemontese che ne fa il proprio manifesto suona come un'eresia calcolata. Eppure, Barbara Agosti, dal suo "tempio" trasteverino, Eggs, ha compiuto un'impresa rara: ha conquistato i puristi padroneggiando il canone per poi decostruirlo con intelligenza grande e rispetto.
La sua Carbonara Classica, insignita dal Gambero Rosso, è una partitura eseguita con precisione chirurgica. La scelta degli ingredienti è una dichiarazione d'intenti: guanciale di Campofelice, pepe selvatico del Madagascar e, soprattutto, una miscela di Pecorino Romano e Grana Padano. Quest'ultima non è una concessione, ma una scelta stilistica che smorza l'impeto sapido del formaggio ovino, ricercando un'armonia gustativa più complessa e gentile. Il risultato è uno "zabaione salato" dalla cremosità impeccabile, servito in un vaso di vetro che ne preserva la temperatura e la consistenza.
Ma è nella "Carta delle Carbonare" che si manifesta la sua visione più coraggiosa, un concetto unico in Italia. Qui, il piatto-icona diventa tela per una creatività ludica e intellettuale. Si spazia dallo "Strapazzo", geniale ibrido tra alta cucina e cibo da passeggio portato alla ribalta da Masterchef, alle audaci versioni cromatiche come la "Rosso Fuoco" con 'nduja e stracciatella o l'autunnale "Arancione" con la zucca. L'approccio filologico della "Carbonara '54", che ripropone la prima ricetta storica con pancetta e groviera, e l'inclusività de "La Carbonara che non c'è" , una brillante versione vegana, dimostrano una profondità che va oltre il semplice esercizio di stile.
L'opera di Barbara Agosti non è una rottura, ma un'evoluzione. Ha dimostrato che la tradizione non è una teca immobile, ma un trampolino di lancio. Entrata "in punta di piedi" nel Pantheon romano, ne ha ampliato i confini, scrivendo un capitolo nuovo, audace e indiscutibilmente personale nella storia di un'icona del gusto italiano.