
LA NANOPASTA, LA PIÚ SOTTILE AL MONDO
04/05/25

LA NANOPASTA, LA PIÚ SOTTILE AL MONDO
04/05/25

LA NANOPASTA, LA PIÚ SOTTILE AL MONDO
04/05/25
Nel 2024, un team di chimici dell’University College London (UCL) ha realizzato la pasta più sottile mai creata nella storia: la “nanopasta”: una struttura filiforme con un diametro di appena 372 nanometri, circa 200 volte più sottile di un capello umano. Un risultato da record, ottenuto non per scopi gastronomici, ma forieri di importanti prospettive nel campo della medicina e dei materiali avanzati.
La nanopasta è stata ottenuta grazie a una tecnica chiamata elettrofilatura, già nota in ambito scientifico per la produzione di nanofibre. In questo processo, i ricercatori hanno miscelato farina e acido formico, creando una soluzione viscosa. Questa è stata poi sottoposta a un campo elettrico che, agendo su un ago conduttore, ha tirato la sostanza fino a formare filamenti esilissimi, con struttura e aspetto simili a veri spaghetti.
La scelta della farina come base – anziché materiali sintetici – ha permesso di creare una fibra biodegradabile, biocompatibile e ottenuta con un processo più sostenibile, riducendo l’impiego di energia e acqua rispetto alle tecniche tradizionali di estrazione dell’amido.
Nonostante l’aspetto, questa non è pasta da mangiare. Anzi, se cotta, “cuocerebbe in meno di un secondo”, ha dichiarato il team, rendendola del tutto inadatta all’uso alimentare. Tuttavia, le sue applicazioni sono tutt’altro che pedestri.
Le nanofibre di amido risultano particolarmente promettenti per medicazioni avanzate: grazie alla loro porosità, permettono il passaggio dell’umidità mantenendo fuori i batteri, ideale per la cura delle piaghe e delle ferite.
Trovano impiego vieppiù nel campo dell’Ingegneria tissutale: la struttura simula la matrice extracellulare del corpo umano, offrendo un’impalcatura naturale per la rigenerazione cellulare. Inoltre, le nanofibre si prestano ottimamente nella somministrazione controllata di farmaci, affinché il materiale possa essere utilizzato per veicolare medicinali in modo graduale e mirato.
La nanopasta è un esempio perfetto di come un simbolo della cultura gastronomica possa ispirare l’innovazione scientifica. Se da un lato serba la morfologia della pasta, dall’altro illustra come ingredienti semplici – come la farina – possano essere ripensati per affrontare sfide complesse in medicina e sostenibilità.
Il progetto del team UCL, pubblicato su Nanoscale Advances e rilanciato da numerose testate scientifiche e generaliste (tra cui Sky News e Earth.com), non rappresenta solo una curiosità da laboratorio, ma una possibile svolta tecnologica per il prossimo futuro.
Nel 2024, un team di chimici dell’University College London (UCL) ha realizzato la pasta più sottile mai creata nella storia: la “nanopasta”: una struttura filiforme con un diametro di appena 372 nanometri, circa 200 volte più sottile di un capello umano. Un risultato da record, ottenuto non per scopi gastronomici, ma forieri di importanti prospettive nel campo della medicina e dei materiali avanzati.
La nanopasta è stata ottenuta grazie a una tecnica chiamata elettrofilatura, già nota in ambito scientifico per la produzione di nanofibre. In questo processo, i ricercatori hanno miscelato farina e acido formico, creando una soluzione viscosa. Questa è stata poi sottoposta a un campo elettrico che, agendo su un ago conduttore, ha tirato la sostanza fino a formare filamenti esilissimi, con struttura e aspetto simili a veri spaghetti.
La scelta della farina come base – anziché materiali sintetici – ha permesso di creare una fibra biodegradabile, biocompatibile e ottenuta con un processo più sostenibile, riducendo l’impiego di energia e acqua rispetto alle tecniche tradizionali di estrazione dell’amido.
Nonostante l’aspetto, questa non è pasta da mangiare. Anzi, se cotta, “cuocerebbe in meno di un secondo”, ha dichiarato il team, rendendola del tutto inadatta all’uso alimentare. Tuttavia, le sue applicazioni sono tutt’altro che pedestri.
Le nanofibre di amido risultano particolarmente promettenti per medicazioni avanzate: grazie alla loro porosità, permettono il passaggio dell’umidità mantenendo fuori i batteri, ideale per la cura delle piaghe e delle ferite.
Trovano impiego vieppiù nel campo dell’Ingegneria tissutale: la struttura simula la matrice extracellulare del corpo umano, offrendo un’impalcatura naturale per la rigenerazione cellulare. Inoltre, le nanofibre si prestano ottimamente nella somministrazione controllata di farmaci, affinché il materiale possa essere utilizzato per veicolare medicinali in modo graduale e mirato.
La nanopasta è un esempio perfetto di come un simbolo della cultura gastronomica possa ispirare l’innovazione scientifica. Se da un lato serba la morfologia della pasta, dall’altro illustra come ingredienti semplici – come la farina – possano essere ripensati per affrontare sfide complesse in medicina e sostenibilità.
Il progetto del team UCL, pubblicato su Nanoscale Advances e rilanciato da numerose testate scientifiche e generaliste (tra cui Sky News e Earth.com), non rappresenta solo una curiosità da laboratorio, ma una possibile svolta tecnologica per il prossimo futuro.
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Nel 2024, un team di chimici dell’University College London (UCL) ha realizzato la pasta più sottile mai creata nella storia: la “nanopasta”: una struttura filiforme con un diametro di appena 372 nanometri, circa 200 volte più sottile di un capello umano. Un risultato da record, ottenuto non per scopi gastronomici, ma forieri di importanti prospettive nel campo della medicina e dei materiali avanzati.
La nanopasta è stata ottenuta grazie a una tecnica chiamata elettrofilatura, già nota in ambito scientifico per la produzione di nanofibre. In questo processo, i ricercatori hanno miscelato farina e acido formico, creando una soluzione viscosa. Questa è stata poi sottoposta a un campo elettrico che, agendo su un ago conduttore, ha tirato la sostanza fino a formare filamenti esilissimi, con struttura e aspetto simili a veri spaghetti.
La scelta della farina come base – anziché materiali sintetici – ha permesso di creare una fibra biodegradabile, biocompatibile e ottenuta con un processo più sostenibile, riducendo l’impiego di energia e acqua rispetto alle tecniche tradizionali di estrazione dell’amido.
Nonostante l’aspetto, questa non è pasta da mangiare. Anzi, se cotta, “cuocerebbe in meno di un secondo”, ha dichiarato il team, rendendola del tutto inadatta all’uso alimentare. Tuttavia, le sue applicazioni sono tutt’altro che pedestri.
Le nanofibre di amido risultano particolarmente promettenti per medicazioni avanzate: grazie alla loro porosità, permettono il passaggio dell’umidità mantenendo fuori i batteri, ideale per la cura delle piaghe e delle ferite.
Trovano impiego vieppiù nel campo dell’Ingegneria tissutale: la struttura simula la matrice extracellulare del corpo umano, offrendo un’impalcatura naturale per la rigenerazione cellulare. Inoltre, le nanofibre si prestano ottimamente nella somministrazione controllata di farmaci, affinché il materiale possa essere utilizzato per veicolare medicinali in modo graduale e mirato.
La nanopasta è un esempio perfetto di come un simbolo della cultura gastronomica possa ispirare l’innovazione scientifica. Se da un lato serba la morfologia della pasta, dall’altro illustra come ingredienti semplici – come la farina – possano essere ripensati per affrontare sfide complesse in medicina e sostenibilità.
Il progetto del team UCL, pubblicato su Nanoscale Advances e rilanciato da numerose testate scientifiche e generaliste (tra cui Sky News e Earth.com), non rappresenta solo una curiosità da laboratorio, ma una possibile svolta tecnologica per il prossimo futuro.



