I PENSATORI DI PASTA

voci e firme che hanno fatto la storia

11 apr 2025

I PENSATORI DI PASTA

voci e firme che hanno fatto la storia

11 apr 2025

I PENSATORI DI PASTA

voci e firme che hanno fatto la storia

11 apr 2025

Nel corso dei secoli, la pasta ha affascinato non soltanto artisti e scrittori, ma anche gastronomi, storici e teorici del cibo, che ne hanno indagato le origini, le tecniche di lavorazione e il significato culturale. Di seguito, una rassegna delle figure più autorevoli che, in epoche diverse, hanno rivolto alla pasta la loro attenzione: un patrimonio di riflessioni che, per alcune voci, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

Pellegrino Artusi (1820–1911) – Il Patriarca della cucina italiana
Opera principale: “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1891)
Primo grande divulgatore di una cucina italiana unificata, Artusi riservò ampio spazio alla pasta, codificando ricette come i maccheroni alla bolognese, distinguendo con cura le diverse tipologie di sfoglia e celebrando la pastasciutta quale simbolo identitario e democratico.
Citazione: «La pastasciutta, se ben condita, è un piatto che può mettere d’accordo ogni classe sociale, poiché sa essere al tempo stesso semplice e sontuosa».

Vincenzo Corrado (1736–1836) – Il Gastronomo del Regno di Napoli
Opera principale: “Il cuoco galante” (1773)
Cuoco di corte e pensatore raffinato, Corrado valorizzò la pasta come elemento distintivo della cucina partenopea. Illustrò tecniche di impasto e di sfoglia, prefigurando ricette divenute capisaldi, come la pasta al pomodoro, allora ancora esotica.
Curiosità: fu tra i primi a menzionare la cottura “al dente”, oggi fondamento della tradizione italiana.

Ippolito Cavalcanti (1787–1859) – Il Codificatore della cucina napoletana
Opera principale: “Cucina teorico-pratica” (1837)
Duca e gastronomo, Cavalcanti consegnò alla storia la più compiuta espressione della cucina napoletana. Nella sua opera, anche in dialetto, compaiono piatti come le lagane con i ceci e la pasta con le vongole, vere antenate delle specialità moderne.

Bartolomeo Scappi (1500–1577) – Il Cuoco dei Papi
Opera principale: “Opera dell’arte del cucinare” (1570)
Cuoco segreto di Papa Pio V, Scappi firmò il primo grande trattato rinascimentale di cucina italiana. Sebbene incentrato su carni e pesci, dedicò un’intera sezione alle paste fresche e ripiene, soffermandosi anche su prototipi di lasagne e tortellini.
Curiosità fu tra i primi a descrivere una forma arcaica di gnocchi di semola, serviti in brodo e aromatizzati con spezie.

Grimod de La Reynière (1758–1838) – Il Primo Critico Gastronomico
Opera principale: “Almanach des Gourmands” (1803–1812)
Francese di nascita, ma europeo nello spirito, un po' italico nel cuore,Grimod osservò con acume il successo crescente della pasta italiana presso le élite francesi, distinguendo tra le lavorazioni artigianali e quelle industriali, in una delle prime riflessioni critiche sul cibo come fenomeno sociale.

Alexandre Dumas (1802–1870) – Il Giramondo Gastronomo
Opera principale: “Grand Dictionnaire de Cuisine” (1873)
Celebre romanziere e viaggiatore, Dumas dedicò pagine appassionate ai maccheroni napoletani, contribuendo con fervore alla diffusione della cultura gastronomica italiana in Francia.
Citazione: «A Napoli ho visto uomini, donne e bambini mangiare maccheroni con una tale passione da far pensare che fossero stati creati per questo unico scopo».

Luigi Carnacina (1888–1981) – Il Gastronomo del Novecento
Opera principale: “La grande cucina” (1966)
Maestro e collaboratore di Gualtiero Marchesi, Carnacina affrontò la pasta con spirito sistematico, proponendo abbinamenti innovativi e metodologie all’avanguardia che anticiparono la cucina italiana contemporanea.

Massimo Montanari (1949 – vivente) – Lo Storico della Pasta
Opera principale: “Il mondo in cucina. Storia, identità, scambi” (2002)
Tra i massimi studiosi della cultura alimentare, Montanari intreccia la storia della pasta con quella dei popoli. Ogni formato diventa, nei suoi scritti, la traccia di uno scambio, di una civiltà, di un’identità in continua trasformazione.

Sandro Bellei (1939–2015) – Il Giornalista Goloso
Opera principale: “La cucina modenese. Storia e ricette” (2013)
Appassionato narratore delle tradizioni emiliane, Bellei ha celebrato la pasta come emblema di manualità, memoria e territorio, restituendo centralità a tortellini, tagliatelle e alle sapienze delle cucine domestiche.

Alberto Capatti (1944 – vivente) – Il Saggista della Cultura Alimentare
Opera principale: “Storia della cucina italiana” (2014)
Saggista colto e primo rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Capatti ha ricostruito l’evoluzione della cucina italiana, interpretando la pasta come segno mutevole, ma persistente, della nostra identità nazionale.


Nel corso dei secoli, la pasta ha affascinato non soltanto artisti e scrittori, ma anche gastronomi, storici e teorici del cibo, che ne hanno indagato le origini, le tecniche di lavorazione e il significato culturale. Di seguito, una rassegna delle figure più autorevoli che, in epoche diverse, hanno rivolto alla pasta la loro attenzione: un patrimonio di riflessioni che, per alcune voci, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

Pellegrino Artusi (1820–1911) – Il Patriarca della cucina italiana
Opera principale: “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1891)
Primo grande divulgatore di una cucina italiana unificata, Artusi riservò ampio spazio alla pasta, codificando ricette come i maccheroni alla bolognese, distinguendo con cura le diverse tipologie di sfoglia e celebrando la pastasciutta quale simbolo identitario e democratico.
Citazione: «La pastasciutta, se ben condita, è un piatto che può mettere d’accordo ogni classe sociale, poiché sa essere al tempo stesso semplice e sontuosa».

Vincenzo Corrado (1736–1836) – Il Gastronomo del Regno di Napoli
Opera principale: “Il cuoco galante” (1773)
Cuoco di corte e pensatore raffinato, Corrado valorizzò la pasta come elemento distintivo della cucina partenopea. Illustrò tecniche di impasto e di sfoglia, prefigurando ricette divenute capisaldi, come la pasta al pomodoro, allora ancora esotica.
Curiosità: fu tra i primi a menzionare la cottura “al dente”, oggi fondamento della tradizione italiana.

Ippolito Cavalcanti (1787–1859) – Il Codificatore della cucina napoletana
Opera principale: “Cucina teorico-pratica” (1837)
Duca e gastronomo, Cavalcanti consegnò alla storia la più compiuta espressione della cucina napoletana. Nella sua opera, anche in dialetto, compaiono piatti come le lagane con i ceci e la pasta con le vongole, vere antenate delle specialità moderne.

Bartolomeo Scappi (1500–1577) – Il Cuoco dei Papi
Opera principale: “Opera dell’arte del cucinare” (1570)
Cuoco segreto di Papa Pio V, Scappi firmò il primo grande trattato rinascimentale di cucina italiana. Sebbene incentrato su carni e pesci, dedicò un’intera sezione alle paste fresche e ripiene, soffermandosi anche su prototipi di lasagne e tortellini.
Curiosità fu tra i primi a descrivere una forma arcaica di gnocchi di semola, serviti in brodo e aromatizzati con spezie.

Grimod de La Reynière (1758–1838) – Il Primo Critico Gastronomico
Opera principale: “Almanach des Gourmands” (1803–1812)
Francese di nascita, ma europeo nello spirito, un po' italico nel cuore,Grimod osservò con acume il successo crescente della pasta italiana presso le élite francesi, distinguendo tra le lavorazioni artigianali e quelle industriali, in una delle prime riflessioni critiche sul cibo come fenomeno sociale.

Alexandre Dumas (1802–1870) – Il Giramondo Gastronomo
Opera principale: “Grand Dictionnaire de Cuisine” (1873)
Celebre romanziere e viaggiatore, Dumas dedicò pagine appassionate ai maccheroni napoletani, contribuendo con fervore alla diffusione della cultura gastronomica italiana in Francia.
Citazione: «A Napoli ho visto uomini, donne e bambini mangiare maccheroni con una tale passione da far pensare che fossero stati creati per questo unico scopo».

Luigi Carnacina (1888–1981) – Il Gastronomo del Novecento
Opera principale: “La grande cucina” (1966)
Maestro e collaboratore di Gualtiero Marchesi, Carnacina affrontò la pasta con spirito sistematico, proponendo abbinamenti innovativi e metodologie all’avanguardia che anticiparono la cucina italiana contemporanea.

Massimo Montanari (1949 – vivente) – Lo Storico della Pasta
Opera principale: “Il mondo in cucina. Storia, identità, scambi” (2002)
Tra i massimi studiosi della cultura alimentare, Montanari intreccia la storia della pasta con quella dei popoli. Ogni formato diventa, nei suoi scritti, la traccia di uno scambio, di una civiltà, di un’identità in continua trasformazione.

Sandro Bellei (1939–2015) – Il Giornalista Goloso
Opera principale: “La cucina modenese. Storia e ricette” (2013)
Appassionato narratore delle tradizioni emiliane, Bellei ha celebrato la pasta come emblema di manualità, memoria e territorio, restituendo centralità a tortellini, tagliatelle e alle sapienze delle cucine domestiche.

Alberto Capatti (1944 – vivente) – Il Saggista della Cultura Alimentare
Opera principale: “Storia della cucina italiana” (2014)
Saggista colto e primo rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Capatti ha ricostruito l’evoluzione della cucina italiana, interpretando la pasta come segno mutevole, ma persistente, della nostra identità nazionale.


Nel corso dei secoli, la pasta ha affascinato non soltanto artisti e scrittori, ma anche gastronomi, storici e teorici del cibo, che ne hanno indagato le origini, le tecniche di lavorazione e il significato culturale. Di seguito, una rassegna delle figure più autorevoli che, in epoche diverse, hanno rivolto alla pasta la loro attenzione: un patrimonio di riflessioni che, per alcune voci, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

Pellegrino Artusi (1820–1911) – Il Patriarca della cucina italiana
Opera principale: “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1891)
Primo grande divulgatore di una cucina italiana unificata, Artusi riservò ampio spazio alla pasta, codificando ricette come i maccheroni alla bolognese, distinguendo con cura le diverse tipologie di sfoglia e celebrando la pastasciutta quale simbolo identitario e democratico.
Citazione: «La pastasciutta, se ben condita, è un piatto che può mettere d’accordo ogni classe sociale, poiché sa essere al tempo stesso semplice e sontuosa».

Vincenzo Corrado (1736–1836) – Il Gastronomo del Regno di Napoli
Opera principale: “Il cuoco galante” (1773)
Cuoco di corte e pensatore raffinato, Corrado valorizzò la pasta come elemento distintivo della cucina partenopea. Illustrò tecniche di impasto e di sfoglia, prefigurando ricette divenute capisaldi, come la pasta al pomodoro, allora ancora esotica.
Curiosità: fu tra i primi a menzionare la cottura “al dente”, oggi fondamento della tradizione italiana.

Ippolito Cavalcanti (1787–1859) – Il Codificatore della cucina napoletana
Opera principale: “Cucina teorico-pratica” (1837)
Duca e gastronomo, Cavalcanti consegnò alla storia la più compiuta espressione della cucina napoletana. Nella sua opera, anche in dialetto, compaiono piatti come le lagane con i ceci e la pasta con le vongole, vere antenate delle specialità moderne.

Bartolomeo Scappi (1500–1577) – Il Cuoco dei Papi
Opera principale: “Opera dell’arte del cucinare” (1570)
Cuoco segreto di Papa Pio V, Scappi firmò il primo grande trattato rinascimentale di cucina italiana. Sebbene incentrato su carni e pesci, dedicò un’intera sezione alle paste fresche e ripiene, soffermandosi anche su prototipi di lasagne e tortellini.
Curiosità fu tra i primi a descrivere una forma arcaica di gnocchi di semola, serviti in brodo e aromatizzati con spezie.

Grimod de La Reynière (1758–1838) – Il Primo Critico Gastronomico
Opera principale: “Almanach des Gourmands” (1803–1812)
Francese di nascita, ma europeo nello spirito, un po' italico nel cuore,Grimod osservò con acume il successo crescente della pasta italiana presso le élite francesi, distinguendo tra le lavorazioni artigianali e quelle industriali, in una delle prime riflessioni critiche sul cibo come fenomeno sociale.

Alexandre Dumas (1802–1870) – Il Giramondo Gastronomo
Opera principale: “Grand Dictionnaire de Cuisine” (1873)
Celebre romanziere e viaggiatore, Dumas dedicò pagine appassionate ai maccheroni napoletani, contribuendo con fervore alla diffusione della cultura gastronomica italiana in Francia.
Citazione: «A Napoli ho visto uomini, donne e bambini mangiare maccheroni con una tale passione da far pensare che fossero stati creati per questo unico scopo».

Luigi Carnacina (1888–1981) – Il Gastronomo del Novecento
Opera principale: “La grande cucina” (1966)
Maestro e collaboratore di Gualtiero Marchesi, Carnacina affrontò la pasta con spirito sistematico, proponendo abbinamenti innovativi e metodologie all’avanguardia che anticiparono la cucina italiana contemporanea.

Massimo Montanari (1949 – vivente) – Lo Storico della Pasta
Opera principale: “Il mondo in cucina. Storia, identità, scambi” (2002)
Tra i massimi studiosi della cultura alimentare, Montanari intreccia la storia della pasta con quella dei popoli. Ogni formato diventa, nei suoi scritti, la traccia di uno scambio, di una civiltà, di un’identità in continua trasformazione.

Sandro Bellei (1939–2015) – Il Giornalista Goloso
Opera principale: “La cucina modenese. Storia e ricette” (2013)
Appassionato narratore delle tradizioni emiliane, Bellei ha celebrato la pasta come emblema di manualità, memoria e territorio, restituendo centralità a tortellini, tagliatelle e alle sapienze delle cucine domestiche.

Alberto Capatti (1944 – vivente) – Il Saggista della Cultura Alimentare
Opera principale: “Storia della cucina italiana” (2014)
Saggista colto e primo rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Capatti ha ricostruito l’evoluzione della cucina italiana, interpretando la pasta come segno mutevole, ma persistente, della nostra identità nazionale.