TRA MITO E MACINA

le origini di una icona italiana

6 apr 2025

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6 apr 2025

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le origini di una icona italiana

6 apr 2025

Le origini della pasta si perdono nella notte dei tempi, avvolte da un'aura di mistero e affascinanti intrecci culturali. La sua diffusione è il risultato di migrazioni, commerci e molteplici contaminazioni gastronomiche.

Una delle leggende più diffuse attribuisce l'introduzione della pasta in Italia a Marco Polo, il celebre esploratore veneziano che, nel XIII secolo, avrebbe riportato dalla Cina un tipo di noodle. Tuttavia, studi storici indicano che la pasta era già conosciuta nella penisola italica ben prima del viaggio di Polo. Testimonianze scritte attestano l'uso di una pietanza chiamata "laganum" già in epoca romana. Apicio, noto gastronomo dell'antichità, descriveva il "laganum" come una sfoglia sottile, antenata delle odierne lasagne, impiegata in preparazioni multistrato con carni e salse.

Al di fuori del contesto romano, tracce di alimenti simili alla pasta si rinvengono anche nell'antica Grecia e nel mondo arabo. I Greci preparavano un alimento chiamato "itrion", inizialmente una sorta di focaccia dolce a base di sesamo e miele, che nel tempo si evolse in una pasta bollita. Gli Arabi, invece, introdussero nel Mediterraneo la pasta essiccata, ideale per i lunghi viaggi nel deserto. Nel XII secolo, il geografo arabo al-Idrisi descriveva la produzione di una pasta filiforme a Trabia, vicino Palermo, chiamata "itriyya", che veniva esportata in tutto il Mediterraneo.

La vera svolta per la pasta avvenne durante il Medioevo, con lo sviluppo delle tecniche di essiccazione. Questo processo permise di conservare la pasta a lungo, rendendola un alimento versatile e accessibile. Durante il Rinascimento, l'introduzione di nuovi tipi di grano duro e la creazione di diverse forme e varianti contribuirono alla crescente popolarità della pasta.

Tra il XVIII e il XIX secolo, nacquero le prime industrie in Italia, in particolare a Napoli e in altre città del Sud. A Gragnano, le condizioni climatiche favorevoli e la presenza di numerosi mulini ad acqua favorirono lo sviluppo di una fiorente industria pastaria. Nel 1845, il re Ferdinando II delle Due Sicilie concesse ai pastifici di Gragnano il privilegio di fornire la corte con le loro paste, consacrando la città come capitale della pasta.

Oggi, la pasta è amata e consumata in tutto il mondo, con infinite varianti e modalità di preparazione, simbolo indiscusso della cultura e della tradizione gastronomica italiana.

Le origini della pasta si perdono nella notte dei tempi, avvolte da un'aura di mistero e affascinanti intrecci culturali. La sua diffusione è il risultato di migrazioni, commerci e molteplici contaminazioni gastronomiche.

Una delle leggende più diffuse attribuisce l'introduzione della pasta in Italia a Marco Polo, il celebre esploratore veneziano che, nel XIII secolo, avrebbe riportato dalla Cina un tipo di noodle. Tuttavia, studi storici indicano che la pasta era già conosciuta nella penisola italica ben prima del viaggio di Polo. Testimonianze scritte attestano l'uso di una pietanza chiamata "laganum" già in epoca romana. Apicio, noto gastronomo dell'antichità, descriveva il "laganum" come una sfoglia sottile, antenata delle odierne lasagne, impiegata in preparazioni multistrato con carni e salse.

Al di fuori del contesto romano, tracce di alimenti simili alla pasta si rinvengono anche nell'antica Grecia e nel mondo arabo. I Greci preparavano un alimento chiamato "itrion", inizialmente una sorta di focaccia dolce a base di sesamo e miele, che nel tempo si evolse in una pasta bollita. Gli Arabi, invece, introdussero nel Mediterraneo la pasta essiccata, ideale per i lunghi viaggi nel deserto. Nel XII secolo, il geografo arabo al-Idrisi descriveva la produzione di una pasta filiforme a Trabia, vicino Palermo, chiamata "itriyya", che veniva esportata in tutto il Mediterraneo.

La vera svolta per la pasta avvenne durante il Medioevo, con lo sviluppo delle tecniche di essiccazione. Questo processo permise di conservare la pasta a lungo, rendendola un alimento versatile e accessibile. Durante il Rinascimento, l'introduzione di nuovi tipi di grano duro e la creazione di diverse forme e varianti contribuirono alla crescente popolarità della pasta.

Tra il XVIII e il XIX secolo, nacquero le prime industrie in Italia, in particolare a Napoli e in altre città del Sud. A Gragnano, le condizioni climatiche favorevoli e la presenza di numerosi mulini ad acqua favorirono lo sviluppo di una fiorente industria pastaria. Nel 1845, il re Ferdinando II delle Due Sicilie concesse ai pastifici di Gragnano il privilegio di fornire la corte con le loro paste, consacrando la città come capitale della pasta.

Oggi, la pasta è amata e consumata in tutto il mondo, con infinite varianti e modalità di preparazione, simbolo indiscusso della cultura e della tradizione gastronomica italiana.

Le origini della pasta si perdono nella notte dei tempi, avvolte da un'aura di mistero e affascinanti intrecci culturali. La sua diffusione è il risultato di migrazioni, commerci e molteplici contaminazioni gastronomiche.

Una delle leggende più diffuse attribuisce l'introduzione della pasta in Italia a Marco Polo, il celebre esploratore veneziano che, nel XIII secolo, avrebbe riportato dalla Cina un tipo di noodle. Tuttavia, studi storici indicano che la pasta era già conosciuta nella penisola italica ben prima del viaggio di Polo. Testimonianze scritte attestano l'uso di una pietanza chiamata "laganum" già in epoca romana. Apicio, noto gastronomo dell'antichità, descriveva il "laganum" come una sfoglia sottile, antenata delle odierne lasagne, impiegata in preparazioni multistrato con carni e salse.

Al di fuori del contesto romano, tracce di alimenti simili alla pasta si rinvengono anche nell'antica Grecia e nel mondo arabo. I Greci preparavano un alimento chiamato "itrion", inizialmente una sorta di focaccia dolce a base di sesamo e miele, che nel tempo si evolse in una pasta bollita. Gli Arabi, invece, introdussero nel Mediterraneo la pasta essiccata, ideale per i lunghi viaggi nel deserto. Nel XII secolo, il geografo arabo al-Idrisi descriveva la produzione di una pasta filiforme a Trabia, vicino Palermo, chiamata "itriyya", che veniva esportata in tutto il Mediterraneo.

La vera svolta per la pasta avvenne durante il Medioevo, con lo sviluppo delle tecniche di essiccazione. Questo processo permise di conservare la pasta a lungo, rendendola un alimento versatile e accessibile. Durante il Rinascimento, l'introduzione di nuovi tipi di grano duro e la creazione di diverse forme e varianti contribuirono alla crescente popolarità della pasta.

Tra il XVIII e il XIX secolo, nacquero le prime industrie in Italia, in particolare a Napoli e in altre città del Sud. A Gragnano, le condizioni climatiche favorevoli e la presenza di numerosi mulini ad acqua favorirono lo sviluppo di una fiorente industria pastaria. Nel 1845, il re Ferdinando II delle Due Sicilie concesse ai pastifici di Gragnano il privilegio di fornire la corte con le loro paste, consacrando la città come capitale della pasta.

Oggi, la pasta è amata e consumata in tutto il mondo, con infinite varianti e modalità di preparazione, simbolo indiscusso della cultura e della tradizione gastronomica italiana.